“La Resa come Trionfo”

 Salve Cari Entronauti,


Un evento sincronico mi riporta alla tastiera, 

Risuona il kin 131 , sono le 23 circa ,mi avvicino al Testo che mi accompagna in questi giorni, ed in modo del tutto naturale, mi ritrovo ad aprire il libro a pagina 130-131 , invece di tornare alla pagina a cui avevo lasciato il segno la sera precedente , decido di leggere al volo queste pagine trattandosi del medesimo codice numero-sincronico del giorno.

Subito mi rendo conto dell’importanza del contenuto  e sento urgenza di approfondire.

L’inizio del trafiletto in questione inizia a pagina 129 (per chi avesse con se il testo indicato) e termina a pag 134 .. sono le ore 00:33 ..e so cosa devo fare . 


Mi metto alla tastiera e condivido L’Estratto con voi.

Il testo di cui sto parlando si intitola  

“La pazza saggezza “ 

un un tesoro di inestimabile valore in cui il maestro Chögyam Trungpa Rimpoche , trasmette insegnamenti di una profondità abissale inerenti agli 8 aspetti simultanei caratteristici di Guru Padmasambhava 


Buona immersione ! 


…..


La storia di Loden Choksi, l'aspetto rajguru di Padmasambhava, ci descrive un miracolo. 

Il miracolo non fu la conversione del re, ma il modo di porsi di fronte alle minacce e alle accuse. Loden Choksi manifesta infatti l'invincibilità di Padmasambhava. 

Per lui le minacce non sono pericoli, ma ornamenti in più. Nella pazza saggezza gioca un ruolo determinante l'utilizzo degli ostacoli come mezzi per lavorare con le situazioni della vita. L'idea è familiare a quanti già conoscono gli insegnamenti della pazza saggezza. 

Per gli altri, che ritengono che la spiritualità sia pura bontà, opposizioni e ostacoli sono considerati opera del demonio. 

Considerare gli ostacoli come ornamenti è un'idea abbastanza strana. 

Appena si profila una minaccia per l'insegnante o l'insegnamento tendiamo immediatamente a bollarla come 'opera del demonio', in un'ottica che, invece di metterci in rapporto con gli ostacoli, li rigetta come fatti negativi, nemici dell'insegnamento. 

L'intervento demoniaco richiede perciò una purificazione. Bisogna rifuggerlo, invece di esplorarlo in quanto parte della globalità dello sviluppo organico della situazione con cui stiamo lavorando. 

Così finiamo per considerarlo un problema e niente più. Penso che, guardando in profondità in se stessi, anche quelli di noi che conoscono già l'insegnamento della pazza saggezza troverebbero tracce della stessa mentalità.

Conosciamo il lato filosofico e teorico dell'insegnamento, sappiamo di dover lavorare con le negatività e usarle come ornamenti, eppure resta un desiderio residuo di alternative, di una promessa in qualche modo nascosta. 

Succede a molti studenti. Si parla di entrare in rapporto con la negatività in quanto parte dell'evolversi della situazione, ma poi si considera questo approccio come una soluzione alternativa della negatività, vista ancora come un problema. 

Anche vecchi studenti, in pubblico e in privato, pongono domande basate sull'approccio della soluzione alternativa. Continuano a credere nell'esistenza del 'modo migliore', di una via alla felicità. Sappiamo che ci viene richiesto di metterci in rapporto con il dolore e il disagio in quanto elementi del sentiero, ma continuiamo a considerarla una via alla felicità, un modo per risolvere il problema, un'alternativa migliore. 

Se ci fossimo trovati nei panni di Padmasambhava il rajguru, ci saremmo messi a discutere con i soldati venuti ad arrestarci per farci salire al rogo. 

"È un errore, non fatelo. Non sapete cosa state facendo!". 

E altri tentativi dello stesso genere, invece di lasciar accadere gli eventi, di lasciare che i fatti parlino più forte delle parole.

All'interno del nostro approccio resta un senso di timidezza. Siamo timidi perché, per quanto gli insegnamenti siano sottili o chiari, non abbiamo ancora fatto nostro il messaggio: "Dolore e piacere sono ornamenti ugualmente belli da indossare". 


Lo leggiamo, lo pronunciamo ma continuiamo a capovolgerne il senso e a voler valutare positivamente il dolore e la negatività: "Dobbiamo lavorarci, ed è quello che sto facendo. Ho scoperto cose molto aspre, cose molto dure nella mia vita e nella mia mente. Non è particolarmente piacevole ma, dopo tutto, è interessante". 

Resta una sfumatura di speranza. 

Considerare la negatività 'interessante’ significa sperare che, col tempo, ci salveremo. 

Il tacito sottinteso è che tutta la faccenda si rivelerà alla fine piacevole e positiva. 

È un meccanismo molto sottile; come se vi fosse il tacito accordo che, alla fine, tutte le strade portano a Roma. 

Siamo ancora alle prese con la mentalità hinayana, anche se stiamo studiando gli insegnamenti più profondi della pazza saggezza. 

Continuiamo a pensare che la pazza saggezza ci porti la felicità, che le stampelle del Vajrayana ci aiutino a camminare su un buon sentiero hinayana. Ciò rivela che il nostro rapporto con tutta la cosa non è ancora disperato, totalmente privo di speranza. 

Alla ricerca di una scappatoia, consideriamo la non speranza come una soluzione. 

Ci comportiamo come se, per tacita intesa, nonostante ciò che si dica, in realtà lavorassimo per ottenere una qualche felicità. Non è questo il messaggio dell'aspetto rajguru di Padmasambhava. 

Il suo atteggiamento è: 

"Se la felicità viene, che venga; nel frattempo, se devono giustiziarmi, che lo facciano". 


Accettate di essere un criminale, avanti, siatelo! Padmasambhava lo fu, e venne giustiziato in quanto tale. Allora qualcosa cambiò. Accogliere come vostri gli errori degli altri è davvero difficile; eppure, il dolore è il sentiero. Non vogliamo venire incolpati per le azioni altrui, la nostra prima reazione è: 

"Non è stata colpa mia". 

Non tolleriamo di essere accusati ingiustamente. È logico, nessuno ama sentirsi accusare. Ma immaginiamo di assumerci la responsabilità dell'intera situazione e di lasciarci accusare: che cosa avverrebbe? Sarebbe molto interessante scoprirlo seguendo l'esempio di Padmasambhava (se questo vi fa sentire meglio). 


È un approccio molto interessante; non particolarmente sottile ma abbastanza ovvio. Diventa sottile solo con il capovolgimento del capovolgimento del capovolgimento operato dalla mistificazione, che è un capovolgimento in vista di uno scopo. 


*** 

Studente :

Vorrei saperne di più sul capovolgimento operato mistificazione. 


Trungpa Rimpoche :

Ci sarebbero moltissime cose da dire, ma il tutto a posto, c'è comunque la promessa di una ricompensa". Anche punto principale è smetterla con la scusa del: "Prima o poi andrà credere che non ci sia nessuna promessa diventa una sorta di promessa. E continuamente in atto un capovolgimento di questo tipo. Solo accettando di venire accusati ingiustamente possiamo recidere le nostre mistificazioni. E molto difficile. Siamo pronti a mentire per il nostro tornaconto, ma non siamo disposti a mentire per il bene degli altri. Non siamo disposti ad assumerci il dolore altrui. 

O, se ne siamo disposti, lo facciamo immancabilmente presente: "Guarda che cosa enorme sto facendo per te, e tutto a tuo vantaggio". 

Può darsi che accettiamo di farlo, ma prima vogliamo farlo sapere. 


Studente :

Padmasambhava è il leone del dharma. Lo accusano di un'azione malvagia, e la sua reazione è: "Certo, fate pure; sporcate il mio nome", Non capisco bene. Se non avesse avuto altra scelta sarebbe stato un comportamento sensato, ma poteva reagire altrimenti: rappacificare, integrare, incantare e così via. Ammettere un'accusa infondata sembra piuttosto voler evitare la situazione. Non vedo il rapporto intelligente con la situazione. 


Trungpa Rimpoche: 

La situazione divenne più potente proprio perché non ricorse al potere di incantare. Si arrese, ma con tale forza che la situazione ricadde su chi l'aveva provocata. Il risultato fu che non toccò a Padmasambhava scagionarsi, ma dovettero farlo gli altri. Il messaggio, per noi suoi seguaci, è questo: visto che non ricor riamo poi troppo spesso (per dirla così) a queste tecniche, vale la pena almeno di tentare. Non dobbiamo razionalizzare e affermare che arrendersi totalmente alla situazione è l'unica via. 

Non si tratta di questo. Siamo in possesso di una grande varietà di tecniche, e questa è tra le più interessanti. È degna di attenzione. Voglio dire che avete a disposizione otto stili di vita (ciascun aspetto di Padmasambhava porta un messaggio differente), e questo è uno. 


Studente:

La resa di Padmasambhava è simile a quella di Cristo? Avere semplicemente permesso che la situazione accadesse? 


Trungpa Rimpoche: 

Sì, è evidente. Si addossò la colpa. 


Studente :

Non mi è chiaro l'invito a non evitare il dolore. Se non cerchiamo di evitarlo, che senso ha la Nobile Verità della cessazione della sofferenza? 


Trungpa Rimpoche:

La cessazione della sofferenza sta nel vedere il dolore dal rovescio, dall'altra parte, e non nell'eliminarlo. 


S:

Vuoi dire che ti ritrovi dall'altra parte del dolore?


T. R. :

Sì, [dall'altra parte] di ciò che crea il dolore: la confusione. 


Studente :

Mi sembra che tanto Cristo che Padmasambhava siano ricorsi alla magia per ottenere la vittoria finale. 


T. Rimpoche:

Non necessariamente. Può darsi che la magia si sia prodotta da sé. 


S:

Voglio dire: il lago, stare seduto in un fiore di loto... 


T. R. :

Queste non sono magie, fu semplicemente ciò che accadde. Anche la resurrezione può essere vista come niente affatto magica: è ciò che avvenne nella situazione del Cristo. 


S:

Con 'magico' voglio dire insolito. Se non è magia, cos'è? 


T. R.: Allora è magia anche quello che stiamo facendo qui, qualcosa di decisamente insolito in America. La cosa si è sviluppata da sé, non possiamo aver creato noi tutta la situazione. Il ritrovarci assieme per parlare di questo argomento è accaduto da sé. 


Studente :

Rimpoche, quello che hai detto a proposito dell'usare il dolore come ornamento mi pare riferirsi alla differenza tra la semplice raccolta di informazioni e la reale esperienza. Non vedo però come si possa essere sicuri di rimanere davvero in contatto con l'esperienza. 


Trungpa Rimpoche :Non bisogna considerare l'intera faccenda come un modo per andare al di là dell'io: entratevi semplicemente in rapporto in quanto processo dinamico. Non intervenire, vai semplicemente avanti. È un sistema molto informale. 


Studente :

Che cosa significa il nome Loden Choksi? 


Trungpa Rimpoche: 'Loden' significa 'che possiede l'intelligenza', e 'choksi' 'mondo supremo' o 'esistenza suprema'. In questo aspetto il nome non sembra significativo come negli altri casi. È meno eloquente di Senge Dradrok o Dorje Trolö. Loden Choksi ha a che vedere con l'abilità. Che cosa? 


Studente :

Qual è la differenza tra la percezione intellettuale diretta di cui hai parlato e altre forme di percezione? 


Trungpa Rimpoche :

Se sei sempre alla ricerca di risposte, non puoi percepire niente. L'intelletto, correttamente usato, non cerca risposte ma vede. Prende annotazioni mentali. Anche così, non hai lo scopo di raccogliere informazioni: l'intelligenza si esprime entrando semplicemente in rapporto con quello che c'è. In questo modo, la tua intelligenza non si lascerà abbindolare da suggerimenti non pertinenti. 

Al contrario, si affinerà e potrai confrontarti direttamente con ciò che accade. 


S. :Ma cosa la contraddistingue da altre forme di percezione? 


T. R. :In genere la nostra percezione è una mescolanza, le perce zioni sono condizionate dal voler affascinare o distruggere. Con tengono passione, aggressività e tutto il resto, motivazioni di genere che si oppongono al puro vedere, al guardare le cose con ogni precisione e perspicacia.



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